Mattia Cipollone

Mattia Cipollone (Taranta Peligna, 12 aprile del 1837 – Convento di Monteripido, Perugia, 13 ottobre del 1905)

Primogenito di sei figli, Mattia Cipollone nacque a Taranta Peligna il 12 aprile del 1837 da Quirino Cipollone (valente organaro) e Marianna Zulli. Molto probabilmente egli apprese i primi rudimenti dell’arte dei suoni dal padre, ma altre occasioni per crescere artisticamente Mattia Cipollone le ebbe frequentando la cappella musicale della Santa Casa del Ponte, istituzione presente a Lanciano già dal XII secolo. Trascorsi alcuni anni di studio nel locale seminario dei chierici, il musicista abruzzese si trasferì a Napoli, città allora musicalmente assai prolifica e punto di riferimento per molti compositori abruzzesi del tempo. Al Regio Conservatorio di musica San Pietro a Majella studiò contrappunto e composizione sotto la guida di due importanti operisti del tempo: Saverio Mercadante e Nicola De Giosa, ottenendo da quest’ultimo il diploma in contrappunto e composizione.

Per quanto riguarda il rapporto tra Mattia Cipollone e l’Abruzzo, una seconda e importantissima fase della sua carriera artistica e professionale ebbe luogo a Sulmona, altra cittadina abruzzese per molti versi legata alla stessa Lanciano. Il 5 settembre del 1868 gli amministratori della Casa Santa della SS. Annunziata nominano il musicista frentano maestro di cappella della R. Chiesa della SS. Annunziata con salario annuo di 425 Lire. Il compositore fu altresì prescelto dagli stessi governatori come insegnante di musica del Collegio «Ovidio» e dell’Istituto Magistrale Femminile di San Cosimo. 

Un anno dopo il suo arrivo nella cittadina peligna egli ottenne due importanti riconoscimenti professionali allorché fu nominato dapprima Compositore Onorario della Pontificia Congregazione e Accademia dei Maestri e Professori di Musica di Roma (22 gennaio 1869) e in seguito, il 3 maggio 1869, Compositore Onorario dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, titoli di notevole rilievo che permisero al musicista abruzzese di ritagliarsi uno spazio anche nel panorama musicale nazionale.

L’intenso impegno profuso nel comporre non impedì al Cipollone di tenere ferma l’attenzione fuori dei confini del suo particulare. Certamente non marginali sono le energie che in quegli stessi anni il maestro lancianese dedica al campo della recensione. Nel 1870, infatti, inizia a collaborare con il giornale abruzzese «L’Aterno», pubblicando alcuni articoli di argomento musicale approfondendone l’aspetto storico, critico ed estetico. Tutti gli articoli apparsi sul mensile abruzzese furono successivamente raccolti e, dallo stesso autore, fatti pubblicare in un unico volumetto dal titolo Sulla Musica Contemporanea – Opinioni, pubblicato nel 1873 dalla tipografia municipale Angeletti di Sulmona.

Il terzo periodo della vita e della produzione artistica del nostro compositore fu fortemente caratterizzato dalla sua conversione alla vita monastica. Nel 1882, a seguito di una «misteriosa agonia dello spirito», Mattia Cipollone si reca nel convento di Monteripido di Perugia, allora sede del Padre Provinciale dell’ordine dei francescani per chiedere di essere ammesso, sebbene come terziario, nel sacro ordine. Compiuto questo primo importante passo, l’anno seguente, esattamente il 19 maggio del 1883, viene ordinato sacerdote con il nome di Padre Cristoforo da Lanciano, dall’allora Ministro Generale dell’ordine Bernardino Trionfetti.

Abbandonata definitivamente la composizione musicale di genere teatrale e da concerto, da questo momento in poi l’ingegno del compositore abruzzese si concentrò soprattutto sulla composizione musicale di genere sacro e religioso, in modo particolare sulla produzione di brani per organo. Oltre a svolgere la sua attività di maestro di cappella e dedicarsi con grande zelo alla sua missione sacerdotale, il Padre Cristoforo da Lanciano continuò a coltivare la sua attività di critico musicale sulla rivista francescana «L’Oriente Serafico».

Il 9 ottobre del 1905, Mattia Cipollone lasciò Santa Maria degli Angeli, sua abituale residenza, per portarsi nel Convento di Monteripido di Perugia al fine di poter recuperare, con un po’ di riposo, le forze perdute a «causa di una febbre infettiva». Il venerdì 13 ottobre del 1905, nella stessa cella dove ventitré anni primi il Padre Provinciale lo aveva ospitato per la prima volta e dove gli fu concesso di mutare gli abiti civili con il saio dei francescani, Fra Cristoforo da Lanciano moriva colpito da un’improvvisa emorragia celebrale.

Valter Matticoli